CRESA Informa n. 2/2023

Secondo l’analisi dei dati Istat realizzata dal CRE-SA – Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia -, nel primo trimestre 2023 il mercato del lavoro regionale mostra una sostanziale tenuta rispetto ai livelli della fine dell’anno precedente e un miglioramento in linea con quello medio na-zionale nel confronto con il primo trimestre del 2022.
Al 31 marzo 2023 le forze di lavoro, date dalla somma degli occupati e delle persone in cerca di occupazione, ammontano a 544 mila unità, pari alla consistenza del IV trimestre 2022 e 12,4 mila in più rispetto all’analogo periodo dell’anno pre-cedente con un aumento del +2,3% inferiore so-lo al +3,2% del Meridione.

CRESA Informa n. 1/2023

Secondo l’elaborazione CRESA – Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia – dei dati Infoca-mere-Movimprese, il sistema imprenditoriale regionale, dopo l’anno di shock pandemico e la ripresa del 2021, torna a mostrare un certo grado di incertezza.

CRESA Informa 6/2022

Il mercato del lavoro in Abruzzo continua a contrarsi e accumula ritardi rispetto al resto del Paese, Mezzogiorno compreso. In calo gli occupati e, per l’aumento degli inattivi, le persone in cerca di lavoro

Secondo l’analisi del CRESA – Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia – dei dati Istat, il mercato del lavoro regionale mostra netti segni di peggioramento.

Rispetto alla fine del 2019 (anno pre-pandemico) nel terzo trimestre 2022 le forze di lavoro abruzzesi diminuiscono di 34,7 mila unità pari ad un calo del -6,3% quadruplo rispetto al Centro-Nord (-1,5%) e di un terzo superiore al Mezzogiorno (-4,2%) (Italia: -2,3%).

Tale contrazione è determinata da una flessione di 21,3 mila occupati che corrisponde al -4,3% (Italia: +0,1%; Centro-Nord: 0,0%; Mezzogiorno: +0,3%) e di 13,5 mila persone in cerca di occupazione equivalente al -21,8%, inferiore al -24,1% medio nazionale, al -23,1% centro-settentrionale e -25,1% meridionale.

La riduzione del numero di lavoratori, in particolare, è il risultato di una diminuzione di 6,3 mila di-pendenti pari al -6,3% (Italia: +1,8%; Centro-Nord: +1,9%; Mezzogiorno: +1,5%) e di aumento di 2,2 mila indipendenti (+2,2%; Italia: -5,7%; Centro-Nord: -6,5%; Mezzogiorno: -3,4%).

Il documento in formato Pdf CRESA Informa 6/2022

CRESA Informa 5/2022

In Abruzzo al primo semestre 2022 sono 132 le imprese manifatturiere e 98 le edili (con più di 10 addetti) non affidabili o con bassa affidabilità creditizia

Secondo l’elaborazione del CRESA – Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia – sulla base dei dati prodotti da CERVED, società information provider e agenzia di rating, in Abruzzo nell’ambito delle imprese con 10 addetti e più sono 132 le manifatturiere e 98 edili che al primo semestre 2022 risultano poco o per nulla affidabili dal punto di vista creditizio e finanziario, cioè non mostrano la capacità di onorare gli impegni assunti.

Tale giudizio di affidabilità si basa sul calcolo per ogni impresa del Cerved Group Score (CGS) che risulta da due valutazioni congiunte: quella economico-finanziaria effettuata sulla base dell’analisi dei bilanci aziendali e di variabili strutturali, macroeconomiche, territoriali e settoriali, e quella comportamentale realizzata tenendo conto dei segnali provenienti dal mercato.

Le imprese manifatturiere poco o per nulla affida-bili dal punto di vista creditizio costituiscono il 5,4% del totale abruzzese con più di 10 addetti. Il peso maggiore è registrato a Teramo (6,1%) seguita da Chieti (5,9%) e Pescara (5,7%). L’Aquila riporta un valore assai migliore (1,7%).

Tra i settori manifatturieri nei quali sono più pre-senti imprese con scarsa o nulla affidabilità credi-tizia emergono la costruzione di mezzi di trasporto (8,8% del totale), la fabbricazione di prodotti chimico-farmaceutici (7,4%) l’elettromeccanica (6,3%) e le altre imprese manifatturiere (8,8%).

In particolare, nella provincia dell’Aquila nessun settore manifatturiero presenta un valore peg-giore di quello medio regionale. Nella provincia di Pescara sono tre i settori meno affidabili (elettro-meccanica: 7,4%, mezzi di trasporto: 16,7% e altre industrie manifatturiere: 13,0%). Segue la provincia di Chieti dove, invece, i settori con maggiore presenza di imprese poco o non affidabili aumentano a 5 (chimico-farmaceutico: 20,0%, elettro-meccanica: 5,9%, lavorazione minerali non metalliferi: 9,3%, metalmeccanica: 5,6%, mezzi di tra-sporto: 7,8% e altre industrie manifatturiere: 10,0%). La provincia di Teramo è quella in cui il peso delle imprese poco o non affidabili è elevato nel maggior numero di settori (abbigliamento: 6,6%, alimentari: 6,6%, altre industrie manifatturiere: 6,7%, chimico-farmaceutica: 5,6%, elettro-meccanica: 8,8% e mezzi di trasporto: 10,5%).

Il documento in formato Pdf CRESA Informa 5/2022

CRESA Informa 4/2022

In Abruzzo la produzione di energia pulita copre il 27% dei consumi, assai superiore al 17% italiano Gli impianti, che aumentano meno della media nazionale, sono quasi tutti ad energia solare.

Secondo l’elaborazione del CRESA – Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italiasulla base dei dati resi disponibili dal GSE (Gestore Servizi Energetici), i 22.667 impianti presenti in Abruzzo producono 2.691,6 GWh di energia elettrica.

Nel 2019, ultimo anno per il quale sono disponibili dati regionali, le energie rinnovabili hanno coperto il 26,6% dei consumi complessivi di energia (elettrica e termica) abruzzesi, percentuale superiore a quelle previste dal Decreto “Burden (19,1%) e superiore anche alla quota registrata a livello nazionale per il 2019 (17,1%).

In Abruzzo è localizzato il 2,4% degli impianti italiani (948.979) percentuale che pone la regione al 15° posto della graduatoria nazionale. Rispetto al 2015 gli impianti abruzzesi sono aumentati del 30% (erano 17.438) con un andamento positivo ma inferiore a quello italiano (+36,1%). Gli impianti per la produzione di energia solare in Abruzzo sono la quasi totalità (22.512; 99,3% leggermente superiore al 98,6% italiano), quelli che producono energia da altre fonti sono poco numerosi.

Nel periodo 2015-2020 sono aumentati in Abruzzo gli impianti di produzione di energia idraulica (+17,2% inferiore al +21,9% italiano), eolica (+25,0%; Italia: +107,0%) e solare (+30,1%; Italia: +35,9%) e sono diminuiti quelli di biomasse, bioliquidi e biogas (-7,9%; Italia: +11,2%). La potenza efficiente lorda2 degli impianti abruzzesi (2.078,1 MW) costituisce il 3,7% del totale nazionale e pone la regione al 12° posto nella classifica delle regioni italiane. Rispetto al 2015 essa è aumentata del 3,6%, valore inferiore all’incremento italiano (+9,9%).

In Abruzzo gli impianti per la produzione di energia elettrica idraulica costituiscono la quota maggiore (49,2%) della potenza efficiente lorda regionale (Italia: 33,8%) al contrario di quanto avviene a livello nazionale dove prevale invece la potenza degli impianti per l’energia solare (38,3%; Abruzzo 36,3%). All’energia eolica corrisponde il 13,0% della potenza (Italia: 19,3%) mentre alle bioenergie solo l’1,5% (Italia: 7,3%).

Tra il 2015 e il 2020 tutte le fonti di energia rinnovabile, ad eccezione delle bioenergie (-6,1%) hanno visto aumentare la potenza efficiente lorda (idraulica: +1,2%; eolica: +2,9%; solare: +7,9 in misura inferiore di quella media nazionale (idraulica: +3,0%; eolica +19,0%; solare: +14,6%; bioenergie: +1,2%). La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili degli impianti abruzzesi rappresenta il 2,3% del totale nazionale (116.914,7 GWh) e pone la regione al 16° posto delle regioni italiane. L’energia idroelettrica in Abruzzo costituisce la quota predominante (43,3%; Italia: 40,7%) seguita da quella solare (35,1%; Italia: 21,3%) ed eolica (15,2%; Italia: 16,0%).

Le bioenergie rappresentano una piccola quota (6,3%; Italia: 16,8%). Rispetto al 2015 la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Abruzzo è diminuita del 23,6% (Italia: +7,4%) per il consistente calo della componente idroelettrica (-46,2%; Italia +4,4%) solo in parte compensato dall’incremento della eolica (+24,5%; Italia: +26,4%), della solare (+8,0%; Italia: +8,7%) e delle bioenergie (+14,3%; Italia: +1,2%.

Il documento in formato Pdf CRESA Informa 4_2022

CRESA Informa 3/2022

La produzione dei rifiuti urbani nei capoluoghi abruzzesi nel 2020: Teramo il più virtuoso, a Pescara la maglia nera Buona la raccolta differenziata, in particolare dell’organico, a Chieti e Teramo. L’Aquila, con risultati comunque migliori di quelli del Meridione è fanalino di coda.

L’Istat ha reso disponibili i dati sulla produzione di rifiuti urbani nei capoluoghi di provincia italiani nel 2020.

Secondo le elaborazioni del CRESA – Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia –in Abruzzo i più virtuosi sono stati gli abitanti di Teramo con 424 kg pro capite, valore inferiore alla media dei capoluoghi italiani (520 kg) e meridionali (500 kg). Seguono Chieti e L’Aquila con poco più di 490 kg. A Pescara la maglia nera (549 kg).

Rispetto al 2010 la produzione di rifiuti per abitante è generalmente diminuita con variazioni che vanno dal maggior calo a Teramo (-20,1%) a quelli poco più lievi di Chieti e L’Aquila (rispettivamente- 17,1% e-15,2%) a quello più leggero di Pescara (-4,9%). Ad eccezione di quest’ultima le flessioni abruzzesi sono migliori della media dei capoluoghi italiani (-15,2%) e meridionali (-11,2%).

Questo risultato è connesso alle diminuzioni sia della popolazione sia della produzione totale di rifiuti urbani. La quantità assoluta di rifiuti generati nel corso del decennio è diminuita del 21,8% a Teramo e Chieti, del 16,9% a L’Aquila, cali ben più pesanti di quelli della media dei capoluoghi provinciali italiani (-14,4%) e meridionali (-13,8%). Pescara diminuisce del solo 6,4%.

La raccolta differenziata dei rifiuti urbani rappresenta a Chieti e Teramo una quota del totale (rispettivamente 71,2% e 69,6%) molto elevata e superiore alla media italiana (52,5%). Sono inferiori ad essa i risultati ottenuti da Pescara (47,7%) e L’Aquila (39,0%), quest’ultima pari alla quota meridionale (38,7%).

La quantità di rifiuti differenziati per abitante vede prevalere Chieti seguita a una certa distanza da Teramo con valori (350,5 kg/ab. e 295,1 kg/ab.) superiori alla media dei capoluoghi italiani (272,9 kg/ab.). Mostrano valori inferiori rispetto ad essa Pescara (261,9 kg/ab.) e soprattutto L’Aquila il cui risultato (191,7 kg/ab.) è minore anche della media dei capoluoghi meridionali.

Rispetto al 2010 la raccolta differenziata è aumentata generalmente ovunque come quantità assoluta, come quota percentuale sui rifiuti totali e come quantità media per abitante. Chieti mostra il miglior incremento della quantità di differenziato (+132,9%), della sua quota rispetto al totale (+47,3 p.p.) e della quantità pro capite (+147,0%), Teramo le peggiori performance.

Il documento in formato Pdf CRESA Informa 3_2022

CRESA Informa n. 2/2022

Profughi ucraini: la risposta dell’Abruzzo

Sono più di 4.100 e più che raddoppiano la presenza di ucraini in regione
Particolarmente alta la loro incidenza sulla popolazione residente

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha generato un potente flusso migratorio della popolazione. L’Onu parla “del più rapido spostamento forzato di popolazione dalla Seconda guerra mondiale”. 14 milioni di ucraini hanno lasciato le loro case, più di 8 milioni si sono spostati in aree del Paese ritenute più sicure (sfollati interni) e 6,5 milioni sono andati all’estero (profughi).

L’Italia ha accolto poco meno di 127.362 personei, che corrispondono al 2,0 % del totale dei profughi (2,2 ogni mille abitanti). Le regioni che vedono la loro maggior presenza sono la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Campania seguite da Veneto e Lazio. A presentare la maggior incidenza sulla popolazione residente sono il Friuli-Venezia Giulia, l’Umbria e l’Emilia Romagna. Nel complesso le regioni del Centro-Nord mostrano una presenza dei rifugiati ucraini sulla popolazione residente maggiore del Sud e Isole.

Secondo il CRESA – Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia in Abruzzo sono presenti 4.123 profughi ucraini che hanno presentato richiesta di permesso di soggiorno per protezione temporanea. Essi costituiscono il 3,2% del totale nazionale. Superiore alla media nazionale il rapporto tra profughi ucraini e popolazione abruzzese (3,2 ogni mille abitanti superiore al 2,2 italiano): la nostra regione è al 4° posto appena dopo Friuli Venezia Giulia, Umbria ed Emilia Romagna.

I profughi ucraini che hanno presentato richiesta in Abruzzo si distribuiscono soprattutto in provincia di Teramo (1.708; 41,4% del totale regionale) seguita da Pescara (993; 24,1%) e L’Aquila (827; 20,1%) e a maggiore distanza Chieti (595; 14,4%). A Teramo è particolarmente elevato il numero di profughi per 1.000 abitanti (5,7, molto al di sopra della media nazionale e regionale), Pescara registra un dato allineato a quello abruzzese (3,2), L’Aquila e Chieti valori inferiori (rispettivamente 2,9 e 1,6).

Su 100 profughi che hanno richiesto protezione temporanea in Abruzzo 41 hanno meno di 18 anni, valore lievemente superiore a quello medio italiano (40,4), le donne adulte sono poco più di 50 (Italia: 52), 30 delle quali accompagnano minori. Per quanto riguarda la situazione provinciale si osserva che l’incidenza dei minori sul totale dei profughi è particolarmente elevata all’Aquila (44%) seguita da Pescara (42%), Teramo (41%) e Chieti (39%). La quota di donne, invece, è maggiore a Pescara (73%) e Chieti (72%) e più contenuta all’Aquila (66%).

I dati resi disponibili dall’Istat rilevano che in Abruzzo risiedono 3.812 ucraini che costituiscono l’1,6% del totale nazionale (235.953), particolarmente numerosi a Pescara e all’Aquila, con una netta prevalenza delle donne (78,1%) da anni adibite al lavoro di cura.

Con l’ingresso dei profughi cambia, sia pur temporaneamente, la consistenza della comunità ucraina presente in regione che già prima dell’esodo causato dalla guerra, era numerosa, la quarta sia in Italia che in Abruzzo, dopo la rumena, l’albanese, la marocchina e la cinese. Alla fine di giugno 2022 il peso degli ucraini presenti (residenti: 3.812; più profughi: 4.321) sulla popolazione residente in Abruzzo raddoppia passando dallo 0,3% allo 0,6% (Italia: dallo 0,4% allo 0,6%) e quello sugli stranieri residenti dal 4,6% al 9,6% (Italia: dal 4,5% al 7,1%). Quindi, se si considerano anche i profughi, gli ucraini, sopravanzando per numerosità i cinesi, arrivano a costituire la quarta comunità in Italia e in regione. Per quanto riguarda la composizione per genere la situazione si sbilancia ancora di più a favore delle donne, essendo esse già prima dell’invasione russa la parte preponderante della popolazione ucraina presente in Italia e in Abruzzo e, dopo lo scoppio del conflitto, perché gli uomini sono stati chiamati a combattere per la difesa del loro Paese. A livello provinciale il peso degli ucraini presenti sul totale della popolazione residente con l’ingresso dei profughi si quadruplica a Teramo dove arriva allo 0,8%, raddoppia all’Aquila (dallo 0,3% allo 0,6%) passa dallo 0,5% allo 0,8% a Pescara e dallo 0,2% allo 0,3% a Chieti. Forte è naturalmente anche l’impatto sull’incidenza della popolazione ucraina sul totale degli stranieri residenti: nella provincia di Pescara la quota di ucraini presenti, che prima del conflitto si attestava poco più su del 9%, supera il 15%. Varia la situazione delle altre province nelle quali prima del conflitto la presenza degli ucraini si attestava intorno al 3%-4%: Teramo registra un robusto incremento e arriva a sfiorare l’11%, L’Aquila e Chieti registrano un minore accrescimento e si attestano rispettivamente sul 7% e sul 6%.

Allo scopo di offrire un primo sostegno economico viene riconosciuto un contributo di sostentamento ai profughi ucraini che hanno presentato domanda di permesso di soggiorno per protezione temporanea e che hanno trovato una sistemazione autonoma, anche presso parenti, amici o famiglie ospitanti (quindi non assistito in strutture finanziate dallo Stato italiano). Il contributo di sostentamento consiste nell’erogazione di un massimo di 3 quote mensili, a partire dalla data della domanda di permesso, dell’importo di 300 euro ciascuna per adulto integrato da 150 euro per ciascun minore al seguito. Al 23 giugno erano 873 le richieste di contributo di sostentamento presentate in Abruzzo, in rapido accrescimento nei giorni successivi, corrispondente all’1,8% del totale che ne ha fatto richiesta in Italia (47.430). Pur non potendo quantificare quanti profughi ne beneficiano poiché al numero di richieste non corrisponde il numero di persone (ad esempio le richieste relative ai minori sono integrazioni di quelle degli adulti che li accompagnano, non possono presentare tali richieste i profughi accolti in strutture con finanziamento pubblico) si osserva che in Abruzzo le richieste di contributo sono il 21,2% delle richieste di permesso di soggiorno per protezione temporanea, quota inferiore a quella nazionale (37,2%) ed esse sono state avanzate principalmente sia in regione che in Italia da donne (Abruzzo: 88,7%; Italia: 89,1%).

Le 3 strutture abruzzesi le cui manifestazioni di interesse per lo svolgimento dell’attività di accoglienza diffusa sono state approvate offrono 192 posti letto, l’1,1% del totale posti letto offerti nel territorio italiano (17.012). Nella regione prevalgono i posti letto negli appartamenti con un peso percentuale (113; 58,9%) leggermente superiore a quello italiano (56,9%). Quelli disponibili nelle famiglie abruzzesi (36; 18,8%) rappresentano una quota percentuale inferiore al corrispondente valore nazionale (26,2%). I 192 posti letto nelle strutture dell’accoglienza diffusa possono accogliere il solo il 4,7% dei profughi ucraini che hanno fatto richiesta di protezione temporanea, valore nettamente inferiore a quello italiano (13,4%) nell’ambito del quale si rilevano le percentuali superiori al 50% della Basilicata e della Sicilia.

Si presume che i profughi ucraini che non sono ospitati dalle strutture siano stati accolti da parenti e amici della comunità ucraina già residente in Italia.

Il documento in formato Pdf CRESA Informa 2_2022

CRESA Informa n. 1/2022

Secondo l’elaborazione CRESA – Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia – dei dati Infocamere-Movimprese, gli effetti della ripresa economica registrata nel 2021 si ripercuotono anche sul sistema delle imprese abruzzesi.

Lo stock di attività registrate operanti in regione al 31 dicembre 2021 è composto da 149.630 imprese, 1.482 in più rispetto alla fine dell’anno precedente. Con un tasso di crescita dell’1,0% (Italia: 1,42%), l’Abruzzo si colloca al 12° posto nella classifica delle regioni Italiane che vede in testa il Lazio (+2,16%) e in coda il Molise (+0,42%), graduatoria che registra tutte variazioni positive.

CRESA Informa n. 6/2021

Durante la DaD più distratti e con risultati meno brillanti!

Impatto della Didattica a Distanza sulla performance accademica in un campione di studenti universitari dell’Ateneo aquilano

DURANTE L’EPIDEMIA DA COVID-19 *

* Laura Giusti, Silvia Mammarella, Anna Salza, Sasha Del Vecchio, Donatella Ussorio, Massimo Casacchia e Rita Roncone Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente , MeSVA, Università dell’Aquila Servizio di Ascolto e Consultazione per gli Studenti

Per questo numero di CRESA INFORMA il Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia, nella convinzione dell’importanza delle relazioni tra le Istituzioni pubbliche e private per la crescita del patrimonio di conoscenza del territorio, ha chiesto la collaborazione dell’Università ha chiesto la collaborazione del Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università dell’Aquila, Servizio di ascolto e consultazione per studentesse e studenti (SACS) di cui è responsabile la prof.ssa Rita Roncone, professore ordinario di Psichiatria,  per offrire, in un campo che esula dalle proprie competenze, un quadro sulle ripercussioni della DaD nei giovani universitari dell’Ateneo aquilano.

L’entrata nel mondo del lavoro a seguito del conseguimento del titolo di studio è stimata come un’importante variabile che influenza una buona valutazione degli stessi sistemi formativi. Che cosa è successo con la pandemia da COVID-19 in questo ambito?

Il XXIII rapporto annuale del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea evidenzia che per i laureati di primo livello dell’anno 2019 si registra un calo della quota di occupati di 4,7 punti percentuali (dal 37,8% dei laureati di primo livello del 2018 agli attuali 33,1% dei laureati del 2019). In tendenza inversa, cresce l’occupazione per le Professioni sanitarie in era COVID, con un aumento di 2,1 punti percentuali (dal 76,2% dei laureati del 2018 all’attuale 78,3%).

Indubbiamente, i cambiamenti relativi alla pandemia da COVID-19 hanno influenzato il contesto sanitario, economico, ed anche quello accademico. Tutte le università hanno affrontato e stanno ancora affrontando molte sfide1. Dal marzo 2020, la didattica a distanza (DaD) ha sostituito l’insegnamento tradizionale. L’uso massiccio di tecnologie, derivante dalla necessità di distanziamento sociale, ha richiesto grande flessibilità da parte di studenti universitari e docenti. Inoltre, il lockdown ha compromesso la possibilità di vivere pienamente la vita universitaria, influenzando lo studio accademico e limitando il sostegno sociale, che può svolgere un ruolo cruciale nell’affrontare le difficoltà dell’ambiente universitario2-3.

Diversi sono gli studi4-5 che hanno sottolineato un impatto negativo del COVID-19 anche sulla salute mentale dei nostri studenti universitari. Un nostro studio condotto su 103 studenti universitari6 ha evidenziato come il 21,4% degli studenti ha sperimentato il lockdown come un’esperienza traumatica, il 36% ha presentato sintomi d’ansia e il 26% sintomatologia depressiva. Inoltre, gli studenti hanno riportato modificazioni del sonno (68%), difficoltà di concentrazione (67%) e perdita di energia (58,6%).

Alla luce di quanto esposto fino ad ora il gruppo di ricerca dell’Università degli Studi dell’Aquila (Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente, MeSVA), diretto dalla Prof.ssa Rita Roncone, si è dedicato allo studio dell’impatto della DaD durante la pandemia da COVID-19 su salute mentale, cognizione sociale e memoria in un campione di studenti universitari dell’Ateneo aquilano e all’individuazione di predittori delle prestazioni accademiche durante la DaD7. Il protocollo di studio ha avuto l’approvato da parte del Comitato Etico di Ateneo.

Questo studio è stato condotto in collaborazione con il Servizio di Ascolto e Consultazione per gli Studenti (SACS) dell’Università degli Studi dell’Aquila8, che ha lo scopo di sostenere e aiutare gli studenti che vivono momenti difficili a causa di fallimenti accademici o difficoltà psicologiche.

A partire dal 13 marzo 2020 l’Ateneo aquilano ha reso possibile l’avvio della DaD attraverso l’utilizzo della piattaforma Microsoft Teams (Microsoft Corporation, Redmond, Washington, USA). Il SACS ha così pianificato un focus group con l’inclusione di membri dell’equipe del SACS, docenti e studenti per sviluppare un questionario online anonimo sull’esperienza della DaD.

Dal 15 luglio al 30 settembre 2020 il questionario “Studiare con il COVID” è stato caricato sulla home page del Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente, MeSVA, di Ateneo, pubblicizzandolo tra gli studenti e invitandoli a partecipare al sondaggio sulla loro esperienza di DaD durante l’emergenza sanitaria da COVID-19. Il questionario risulta essere composto da tre sezioni:

1. informazioni inerenti al corso di studio, tutela della privacy e consenso informato;

2. domande su dati demografici e accademici e sull’esperienza di DaD, come erogazione della stessa; apprendimento accademico; autovalutazione del rendimento accademico complessivo da parte degli studenti; vantaggi e svantaggi della DaD; valutazione complessiva dell’esperienza di DaD su una scala Likert a 10 punti (1 = non soddisfatto; 10 = molto soddisfatto);

3. valutazione psicopatologica, cognitiva e sociale.

Per analizzare i livelli di benessere degli studenti sono stati inclusi nel questionario 10 items della scala Beck Depression Inventory II (BDI-II)9 (tristezza, pessimismo, perdita di piacere, perdita di interesse, perdita di energia, sonno, irritabilità, appetito, concentrazione e fatica), strumento utilizzato per la valutazione della sintomatologia depressiva. L’Eyes Task10 è stato impiegato per la valutazione della capacità di dedurre stati mentali ed emotivi complessi attraverso la decodifica delle emozioni espresse dagli occhi. Sono state, inoltre, valutate le capacità di attenzione e memoria. Alla fine del questionario, ad ogni studente è stato chiesto di valutare la propria condizione emotiva percepita dopo il periodo di lockdown su una scala Likert a 5 punti (5 = Molto meglio ora; 1 = Molto peggio ora).

All’indagine hanno preso parte 203 studenti, di cui 155 donne (76,4%) e 48 uomini (23,6%) con età media di 24,3 anni (DS 4,9). Più del 50% degli studenti del nostro campione erano iscritti al CLM in Medicina e Chirurgia, quasi il 20% era fuori corso, più dell’80% fuori sede e il 16,7% erano studenti lavoratori.

Tra le difficoltà tecniche percepite dagli studenti durante la DaD, il nostro campione ha evidenziato la necessità di condividere una rete Wi-Fi con altri familiari o amici (20,2%) e problemi di connessione (16,7%). Più del 55% del campione ha segnalato una significativa riduzione della concentrazione e delle capacità di apprendimento con la frequenza delle lezioni online. Tra questi, l’81,5% attribuiva tale difficoltà ad una mancanza di interazione con altri colleghi. Inoltre, il 68,4% si lamentava della difficoltà di trovare uno “spazio tranquillo” in casa per poter seguire le lezioni a distanza. Sorprendentemente, un quarto degli studenti del nostro campione riportava, invece, una migliore concentrazione e capacità di apprendimento con la DaD.

A causa del cambio di abitudini legate al lockdown, molti studenti hanno riportato difficoltà nella preparazione degli esami in quanto distratti dall’eccessiva familiarità dell’ambiente domestico. Di conseguenza anche le prestazioni accademiche ne hanno risentito tanto che il 24,6% degli studenti ha avuto difficoltà nella programmazione degli esami e il 21,8% ha ottenuto votazioni significativamente inferiori rispetto a quelle dell’anno accademico precedente. Più del 15% ha avuto molte difficoltà a superare gli esami e il 12,3% ha osservato una diminuzione del numero degli esami superati.

Per quanto riguarda i vantaggi della DaD l’83,3% del campione ha apprezzato il fatto che le lezioni fossero registrate e fruibili sulla piattaforma online, mentre tra gli svantaggi il 60% degli studenti ha riferito la mancanza di contatto diretto con i docenti (Fig. 4).

In relazione alla sintomatologia depressiva il nostro campione ha presentato un livello moderato di depressione e le donne hanno mostrato una più grave compromissione sintomatologica. Tuttavia, è stata osservata una differenza statisticamente significativa nella memoria e nelle capacità di concentrazione. Infatti, le donne risultavano essere più abili degli uomini nel conservare nel tempo informazioni non verbali.

Inoltre, dalle analisi effettuate si è evidenziato come una buona valutazione della DaD correlasse positivamente con l’età degli studenti. Infatti, i più anziani hanno apprezzato maggiormente questa tipologia di apprendimento. La presenza di sintomatologia depressiva portava, invece, ad una peggiore valutazione della DaD da parte di coloro che presentavano elevati sintomi depressivi.

Tra i predittori di una peggiore performance accademica abbiamo identificato i cambiamenti del contesto di studio, la riduzione di concentrazione con la DaD e l’ansia legata al contagio da COVID-19.

I dati emersi dal nostro studio sono in linea con quanto riportato nel “Rapporto 2021” redatto dal Consorzio Universitario AlmaLaurea secondo cui l’82,3% degli studenti preferisce la didattica in presenza.

Analogamente, anche nel nostro campione, abbiamo riscontrato tra le maggiori difficoltà legate alla DaD problemi di connessione e di condivisione degli spazi con altri componenti della famiglia13.

La pandemia ha avuto inevitabilmente un impatto significativo sulla vita e sulle abitudini degli studenti universitari, essendo in alcuni casi causa di difficoltà e sofferenze psicologiche.

Lo studio conferma la necessità di monitorare e lavorare sui fattori di rischio “modificabili” che possono incidere sulle scarse performance accademiche legate alla DaD, per meglio soddisfare le esigenze degli studenti garantendo la tutela del rapporto educativo tra docenti e studenti e del loro benessere psicologico.

In quest’ottica i servizi di consulenza universitaria, come il Servizio di Ascolto e Consultazione per Studenti (SACS) del nostro Ateneo https://www.univaq.it/section.php?id=530, possono svolgere un ruolo fondamentale nel sostenere e aiutare gli studenti che si trovano ad affrontare situazioni di disagio psicologico durante gli studi e nei momenti difficili, come durante l’attuale emergenza sanitaria, sostenendoli verso i loro obiettivi di studio e di vita.

CRESA Informa n. 5/2021

Buono l’andamento della nati-mortalità delle imprese nel III trimestre 2021.

Particolarmente brillanti i risultati dell’edilizia allargata e dei servizi per il tempo libero

Secondo quanto elaborato dal CRESA – Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia – sulla base dei dati Infocamere-Movimprese, il sistema economico regionale alla fine di settembre 2021 conta uno stock di imprese composto da 149.666 aziende e riporta rispetto al trimestre precedente un saldo, senza considerare le cancellazioni d’ufficio, di +501 unità. Con un tasso di crescita del +0,34%, lievemente inferiore a quello medio nazionale (+0,36%), l’Abruzzo si posiziona al 10° posto nella classifica delle regioni italiane, che vanno dal massimo del Lazio (0,49%) al minimo dell’Umbria (+0,21%) e mostra tra luglio e settembre 2021 una crescita più modesta di quella rilevata nell’analogo periodo dell’anno precedente (+0,43%) ma decisamente migliore di quella relativa al 2019 (+0,23%).

Rispetto al III trimestre del 2020, in misura più consistente di quanto si rileva a livello medio nazionale, in Abruzzo diminuiscono sia le iscrizioni (da 1.590  a  1.356  che  corrisponde  al – 14,7%:  Italia: -6,0%) sia le cancellazioni escluse quelle di ufficio (da 948 a 855 pari al -9,8%; Italia: -6,3%).

Il calo delle iscrizioni consolida, nonostante i segnali di ripresa che provengono dal sistema economico, l’esistenza di un clima di sfiducia, più forte in regione che nella media del Paese, nella possibilità di intraprendere con successo attività economiche. In particolare, se si confronta il numero di iscrizioni in regione nei dodici mesi che vanno da ottobre 2020 a settembre 2021 con l’analogo periodo 2018-2019 (riferimento temporale che evita confronti con il periodo dell’emergenza sanitaria che ha portato ad una forte distorsione nei dati) si osserva  un  calo  stimabile in circa 1.000 iscrizioni (-25.000 a livello medio nazionale).

Sembra perdurare la frenata impressa dal Covid alle chiusure. Infatti, confrontando l’andamento del periodo IV trim. 2020 – III trim. 2021 con quello IV trim. 2018 – III trim. 2019 si osserva una contrazione delle cancellazioni che in regione ammonta a poco più di 2.100 movimenti (Italia: -80.000). Come già evidenziato in occasione di altri trimestri, si tratta di una platea di imprese che, dopo il periodo di grandi incertezze e difficoltà causate dalla pandemia, ha ripreso a lavorare o spera di poterlo fare al più presto.

Un segnale di ripresa viene dalle imprese artigiane che, dopo trimestri contrassegnati dal segno meno, con 298 iscrizioni e 241 cancellazioni, chiudono il trimestre con un saldo positivo di 57 unità. Il tasso di crescita trimestrale si attesta sul +0,2% inferiore al +0,3% medio nazionale e il loro peso sul totale delle imprese registrate si attesta sul 19,4%.

LE PROVINCE

L’aumento del numero di imprese, sia pure con intensità diversa, contraddistingue l’andamento di tutte le province abruzzesi.

A riportare il maggior aumento di imprese registrate in valore assoluto è Chieti con 419 iscrizioni e 249 cancellazioni escluse quelle d’ufficio (saldo: +170 unità), seguita da Pescara (iscrizioni: 377; cancellazioni: 241; saldo +149) e Teramo (298 iscrizioni e 192 cancellazioni; saldo: +106 imprese). L’Aquila vede un aumento del numero di aziende assai più contenuto (+76) determinato da 262 iscrizioni e 186 cancellazioni.

È Pescara a mostrare il maggior tasso di crescita trimestrale (+ 0,40%). Seguono Chieti (+0,38%), Teramo (+0,29%) e L’Aquila (+0,25%). A fine trimestre lo stock di imprese registrate è di 45.218 unità a Chieti, pari al 30,2% regionale, di 37.754 a Pescara, che corrisponde al 25,2% abruzzese, di 36.342 a Teramo (24,3%) e di 30.352 all’Aquila (20,3%).

I SETTORI

La quasi totalità dei settori mostra incrementi anche consistenti su base trimestrale. Contrassegnata da segno negativo solo la nati-mortalità dei servizi d’istruzione (-1 unità cui corrisponde una variazione su base trimestrale del -0,14%) e, a differenza di quanto spesso osservato in passato, delle imprese non classificate (-56 aziende pari al -0,56%). Ad aumentare in modo significativo sono i servizi (+0,73% congiunturale), in particolar modo quelli professionali, scientifici e tecnici (+1,72%), le attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+1,26%), quelle immobiliari (+1,06%) e la sanità e assistenza sociale (0,98), seguiti dalle costruzioni (+0,49%). L’esame dell’andamento per settori mostra il forte influsso che ha avuto sulla vitalità del sistema imprenditoriale l’adozione di provvedimenti del bonus e del superbonus sul settore dell’edilizia allargato (costruzioni, attività immobiliari e professionali, scientifiche e tecniche) il quale, con una crescita di 213 imprese, ha contribuito per il 42,5% al bilancio positivo del periodo. In buona ripresa anche le attività che si occupano del tempo libero (artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento, noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese, servizi di informazione e comunicazione, attività dei servizi alloggio e ristorazione) che fanno segnare una crescita di 170 imprese che rappresentano il 33,9% dell’incremento di periodo. In più modesta crescita il settore primario, quello manifatturiero e del commercio.

LE FORME GIURIDICHE

Al 30 settembre 2021 lo stock delle imprese operanti in regione è composto per il 56,4% (pari a 84.362 aziende) da ditte individuali, per il 27,6% (41.264) da società di capitali, per il 13,4% (20.010) da società di persone e per il 2,7% (4.030) da altre forme giuridiche. Sono solo le imprese di capitali ad aumentare in misura considerevole (+337 unità) e a far registrare il più elevato tasso di crescita (0,82%), a riprova del fatto che, il sistema imprenditoriale conferma la tendenza a rafforzarsi al proprio interno. In debole aumento il numero di ditte individuali (+174 unità pari al + 0,21%) e di imprese aventi altre forme giuridiche (+18 unità, con un tasso di crescita pari allo 0,45%). Continua a contrarsi, al contrario, il numero delle società di persone che nel trimestre in esame perdono 28 imprese con un conseguente decremento del tasso di crescita del -0,14%.