ECONOMIA E SOCIETA’ – RAPPORTO 2014

Nonostante il miglioramento rispetto all’andamento dell’anno precedente, il 2014 è stato ancora un anno negativo per l’economia italiana, così come risulta evidente dalla lieve flessione del Pil (-0,2%). Le previsioni attualmente disponibili e i segnali rilevati nel primo semestre fanno prefigurare per il 2015 l’inizio di una fase di ripresa, soprattutto per le aree centrosettentrionali del Paese, che saranno in grado di trarre maggiore vantaggio da alcune situazioni particolarmente favorevoli verificatesi sui mercati internazionali, quali l’accelerazione della domanda mondiale e il deprezzamento dell’euro. In questo contesto, l’economia regionale, dopo la pesante flessione del Pil 2013 (-4,1%), mostra di essere in minore difficoltà, con un calo del Pil (-1,7%) assai inferiore rispetto a quello dell’anno precedente anche se più consistente di quello nazionale. Tale indicatore ha risentito dell’andamento negativo di tutte le componenti della domanda interna, prime fra tutti gli investimenti fissi lordi. Diminuiscono, sebbene in misura meno pesante, anche i consumi delle famiglie per le difficili condizioni del mercato del lavoro, e i consumi delle Amministrazioni pubbliche e delle Istituzioni sociali private a causa della manovra di risanamento dei conti pubblici.

Anche dal lato della formazione del reddito il 2014 mostra criticità. Il valore aggiunto riflette situazioni di sofferenza di tutti i settori, con contrazioni particolarmente pesanti dell’agricoltura e delle costruzioni, e meno intense dell’industria e dei servizi, i quali mostrano la maggiore capacità di resistenza alle situazioni di crisi.

Il mercato del lavoro regionale mostra difficoltà più evidenti che nelle altre aree del Paese: le forze di lavoro, che aumentano a livello medio nazionale, in Abruzzo diminuiscono a seguito di una contrazione degli occupati e di una crescita delle persone in cerca di occupazione.

Il calo dei posti di lavoro ha riguardato soprattutto le costruzioni e i servizi mentre le attività manifatturiere ne sono rimaste immuni e quelle agricole sono state le uniche in controtendenza. I tassi di attività e di occupazione diminuiscono e si mantengono al di sotto del livello italiano mentre il tasso di disoccupazione aumenta e si conferma peggiore di quello nazionale.

Il sistema imprenditoriale regionale soffre ancora: le imprese attive sono diminuite di circa 1.400 unità e continuano a diminuire le aperture di nuove imprese. Emerge però un segnale positivo considerando che diminuiscono anche le imprese che chiudono. La quasi totalità dei comparti di attività economica mostra situazioni di sofferenza, con flessione delle imprese attive, ma emergono gli andamenti positivi di alcuni servizi quali quelli turistici, sanitari, finanziari e assicurativi. Continua la fase di rafforzamento della struttura imprenditoriale con incremento delle forme giuridiche più complesse, fenomeno di fondamentale importanza per poter meglio affrontare le sfide sui mercati internazionali.

Le esportazioni abruzzesi, che rappresentano solo l’1,7% del totale nazionale, si attestano sui 6,9 miliardi di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente di circa 200 milioni di euro, che corrisponde al +2,9% migliore del +2,0% quello medio italiano. Il 75% delle vendite regionali all’estero, contro il 55% nazionale, è diretto verso mercati di sbocco tradizionali, quali i Paesi UE e, di conseguenza, inferiori a quelle italiane sono le quote del venduto nelle altre aree del Mondo. Sotto il profilo del contenuto tecnologico delle merci esportate, la regione, grazie alla presenza di un importante polo internazionale nel settore automotive nella provincia di Chieti, fa registrare una quota elevata, superiore alla media Italia ( 43%), di vendite estere nel comparto metalmeccanico ed elettronico (66% contro 48 %), e di prodotti specializzati ed high-technology (63% contro 43%).

Il tasso di propensione all’export, dato dal rapporto tra esportazioni e valore aggiunto, e il grado di apertura ai mercati internazionali, derivante dal rapporto tra la somma delle esportazioni e delle importazioni e valore aggiunto, si attestano rispettivamente sul 25,4% e 38,0%, entrambi inferiori a quelli medi nazionali (rispettivamente 27,3% e 51,6%).

I dati di fonte CRESA riguardanti l’ultima parte del 2014 e il primo semestre 2015, in linea con i principali istituti di ricerca nazionali, confermano che la recessione è alle spalle e la regione Abruzzo è entrata in una fase complessiva di ripresa, con qualche criticità sul fronte dell’occupazione, che riguarda anche il mercato interno come testimonia il netto miglioramento del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese.

Come di consueto, il volume, oltre ai capitoli nei quali vengono illustrati i principali andamenti che hanno caratterizzato l’economia regionale nel corso dell’anno, offre anche alcuni approfondimenti riguardanti aspetti più specificatamente sociali. Il capitolo 3.1 esamina le tematiche relative alla struttura demografica regionale e alle sue principali caratteristiche evolutive. Il capitolo 3.2 illustra i caratteri delle famiglie abruzzesi sulla base dei dati rilevati in occasione dell’indagine sui consumi degli abruzzesi di prossima pubblicazione. Il capitolo 3.3 tratta del rapporto che intercorre tra gli abruzzesi e la casa, nelle sue molteplici sfaccettature quali le caratteristiche abitative, la sicurezza nelle abitazioni, gli investimenti in immobili, il mercato delle compravendite immobiliari.

Nella parte quarta sono inclusi due approfondimenti su aspetti particolarmente attuali del panorama socio-economico regionale: “Le imprese spin-off originate dal sistema universitario abruzzese: una prima caratterizzazione del fenomeno” di Luciano Fratocchi, “Gli idrocarburi in Abruzzo tra storia antica, “Formula Mattei” e caso “Ombrina” di Nicola Mattoscio.

IL DIRETTORE                                                IL PRESIDENTE

Francesco Prosperococco                                    Giandomenico Di Sante

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